“«Gli attacchi di panico ti vengono solo a scuola. Cambiamo scuola?»
No, mamma. No.
Non mi vengono solo a scuola, mi vengono anche a casa, o in metropolitana, o quando sono in giro. Certo, a casa me ne vengono meno. A casa sto meglio. Perché non devo vedere nessuno. Perché so che, nel caso in cui dovessi stare male, non avrei gli occhi di ventisei persone che conosco per modo di dire puntati addosso. Non avrei tutti addosso, che mi chiedono cos'ho, cosa non ho, perché sto così, e che mi fanno pat-pat sulla spalla. 
Il pat-pat non serve a un cazzo, solo a farmi innervosire.
Quando mi chiedono cos'ho vorrei morire, perché non so mai cosa rispondere.
E no, non basta rilassarsi e pensare positivo. Ogni volta che mi dici «Pensa a cose belle, rilassati, respira» mi viene da piangere, perché non riesco.
Non ho cose belle a cui pensare.
Non riesco a rilassarmi con 150 battiti cardiaci al minuto.
Non posso respirare, perché non mi arriva ossigeno, perché mi si chiude la gola, perché ho mezzo corpo che mi formicola e le mani rigide e il cervello che fa quello che vuole.
E no, non posso gestirlo.
E no, non è colpa mia.”

— ambigua tumblratta

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