"En e Xanax" di Samuele Bersani



Samuele Bersani: 
«Ho trovato la mia Ansia gemella»


Se esiste il colpo di fulmine, è successo a lui, sei mesi fa. Da quel giorno lei (detta En) e lui (Xanax) sono inseparabili. E sono diventati un singolo che esce il 30 agosto.

«E' innamorata?». La prima domanda la fa lui. E, solo dopo aver ascoltato la canzone dal suo telefonino, capisco. È la poesia di un uomo incantato. (...) Quando arriva il silenzio, sullo schermo del telefono appare una ragazza bionda, che lo abbraccia. E sul viso di Samuele Bersani un sorriso. La canzone si chiama En e Xanax. E c'è chi ha pensato fosse un inno agli psicofarmaci. «Tutto il contrario», dice Bersani. ­­«È la canzone di due persone, due nuovi Anna e Marco. Mi faccia spiegare come è nato il pezzo...».

Come?

«In un giorno e mezzo... La faccio breve: ho incontrato una persona a inizio marzo. Ero vicino a piazza Maggiore, sotto la casa di Lucio Dalla. Da quando è morto, al tramonto, trasmettono in filodiffusione le sue canzoni. Passava Cara, che a un certo punto fa: e con quanto sentimento ti volti e guardi la mia spalla. In quel momento ho incrociato lo sguardo di una ragazza, lungo abbastanza da notarla, ma non sufficiente da desiderarla ancora. E ho intuito la scintilla».

Poi, che cosa è successo?

«Ci siamo incontrati un pomeriggio, e ci siamo raccontati molte altre cose. Ad esempio, lei mi ha detto: “Ti devo confessare che c'è stato un periodo della mia vita in cui facevo fatica a vincere l'ansia, soprattutto prima di dormire, quindi ho preso l'En". Ho risposto: "Figurati, a me è successo lo stesso, solo che io prendevo lo Xanax". Poi la sua battuta fulminante: "Allora io e te siamo En e Xanax".

Insomma: si è innamorato.

«Pesantemente. E questa canzone è tutto quello che spero: che due dubbi, insieme, facciano una forza. In un mondo che chiede di nascondere le paure, perché delle paure ci si vergogna, En e Xanax le mischiano: è un atto d’amore, una rivoluzione possibile».

L’album lo ha intitolato Nuvola Numero Nove, perché?

«È la traduzione letterale dell’americano cloud nine, che sta per “settimo cielo”. E io oggi mi sento lassù, felice. Non ho più bisogno di rifugiarmi nella mia bellissima infanzia, e l’ho sempre cantata...».

Come affronta questa felicità?

«Con prudenza, non la voglio sciupare. (...) Per la prima volta ho avuto la sensazione di un progetto immediato».

Quali, ad esempio?

«Non so, se sono uno che a 42 anni non ha un figlio e non ha mai provato ad averlo, evidentemente è perché non avevo ancora trovato questo amore. Il progetto ora comunque è far fiorire questo rapporto. Magari ci vorranno anni, perché i progetti non vanno bruciati subito, sennò è un po’ come fare l’amore la prima sera...».

L'intervista completa sul numero 35 di Vanity Fair ...







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